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19 novembre: Giornata Mondiale dell'Uomo. Ma chi ne parla?

La Giornata Mondiale dell'Uomo esiste per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi degli uomini (sì: anche gli uomini hanno problemi)

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La Giornata Mondiale dell'Uomo, celebrata il 19 novembre, esiste per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi e le sfide che gli uomini affrontano ogni giorno. Tuttavia, nonostante la sua importanza, questa ricorrenza viene volutamente ignorata.

Rarissimi sono i casi in cui i media si soffermano sui problemi maschili con la stessa attenzione riservata a quelli femminili, alimentando una narrazione che minimizza o ignora le difficoltà di metà della popolazione mondiale. Questo breve articolo – seppur nella sua incompletezza – vuole fare luce sui principali problemi maschili, spesso trascurati, e interrogarsi sui motivi di questa invisibilità culturale e sociale.


Problemi di salute maschile: un'emergenza tragicamente trascurata

Gli uomini, comunemente, vivono meno anni rispetto alle donne. In Italia, l’aspettativa di vita media per gli uomini è di 81 anni, contro gli 85 anni delle donne (ISTAT, 2023). A livello globale, inoltre, gli uomini affrontano tassi molto più alti di malattie croniche e fatali rispetto alle donne. Ciò presupporrebbe, per logica, una maggiore attenzione nei confronti degli uomini da parte di tutte le istituzioni preposte, in primis per ciò che concerne la salute, ma al giorno d’oggi porre questo genere di problema viene considerato misogino.

Ma se ci si soffermasse a leggere qualche statistica in merito, si renderebbe conto che i numeri sulla salute maschile sono allarmanti. Ecco elencate solo alcune statistiche:

- Malattie cardiovascolari: sono la principale causa di morte tra gli uomini, colpendo oltre il 40% degli uomini tra i 40 e i 60 anni. Gli uomini hanno un rischio maggiore del 50% rispetto alle donne di sviluppare patologie come infarto e ictus.

- Cancro alla prostata: circa 36.000 nuovi casi di cancro alla prostata vengono diagnosticati ogni anno in Italia. Nonostante ciò, i fondi destinati alla ricerca sul tumore alla prostata sono inferiori rispetto a quelli per il tumore al seno, anche se i numeri sono comparabili.

- Suicidio: gli uomini rappresentano il 76% dei suicidi a livello globale (OMS, 2022). Questo dato evidenzia le pressioni sociali che impediscono agli uomini di chiedere aiuto per problemi emotivi e psicologici.

Mentre le donne beneficiano di numerose campagne di prevenzione, come quelle sul tumore al seno (giuste e sacrosante), le iniziative rivolte agli uomini sono molto meno frequenti, se non totalmente assenti. Questa disparità suggerisce che i problemi maschili siano considerati meno urgenti o importanti. Sappiamo però che, evidentemente, sono certamente meno rilevanti a livello mediatico rispetto alle problematiche femminili, e quindi vengono ignorati o – peggio – banalizzati, non solo nella narrazione giornalistica e mediatica ma soprattutto politica; ciò è molto grave in quanto la banalizzazione innesca un circolo vizioso da cui è quasi impossibile uscire.


Il sistema pensionistico e la longevità: una contraddizione

Gli uomini, pur vivendo meno delle donne, vanno in pensione dopo. In Italia, fino al 2018, le donne potevano andare in pensione a 62 anni, rispetto ai 66 anni degli uomini. Oggi l’età pensionabile è in via di uniformazione a 67 anni, ma questa parità non tiene conto delle differenze biologiche e sociali che incidono sulla longevità. Infatti è necessario considerare alcuni aspetti problematici che però la classe politica, totalmente priva di spina dorsale e completamente prostrata alle associazioni di stampo femminista (che oggi hanno un potere estremamente dannoso, ma ne parlerò in un altro articolo), rifiuta di considerare:

- Lavori fisicamente usuranti: gli uomini costituiscono la maggioranza nei settori come l’edilizia, la manifattura e i trasporti, dove l’usura fisica è estremamente maggiore rispetto, ad esempio, ad un semplice lavoro di cura. Tuttavia, i criteri per accedere alla pensione anticipata penalizzano i lavoratori maschili.

- Disparità di aspettativa di vita: è paradossale che gli uomini, che vivono mediamente meno rispetto alle donne, debbano contribuire più a lungo al sistema previdenziale, senza alcuna compensazione per la loro ridotta aspettativa di vita.

Questa incongruenza dimostra come i sistemi pensionistici, e in primis la politica nazionale ed europea, non tengano conto delle specifiche vulnerabilità maschili, aumentando il rischio che gli uomini non riescano a godersi appieno i benefici della pensione e quindi il dovuto riposo dopo aver contribuito col proprio sudore alla società, a maggiore profitto delle prerogative femminili, da sempre ritenute, dalla nostra società sessista, come più importanti e rilevanti. Bisognerebbe invece attuare anche in questo frangente una politica paritaria, che riporti il giusto equilibrio.


Mascolinità e pressioni sociali: un peso invisibile e minimizzato

Gli uomini sono spesso vittime di un modello culturale che li vuole forti, indipendenti e privi di debolezze. Questo stereotipo della cosiddetta “mascolinità performativa” o addirittura "mascolinità tossica" (chiamata così, in maniera stigmatizzante, spregiativa e invalidante da parte delle femministe intersezionali e non) impedisce a molti di chiedere aiuto quando ne hanno bisogno, aggravando problemi di salute mentale e relazionali.

Purtroppo, queste aspettative, così stereotipizzate, sono un danno per l’uomo sia quando vengono poste in essere sia nel caso venissero abbandonate, fomentando il terribile refrain da parte femminista del cosiddetto “uomo debole”.

Tali aspettative che la società rivolge nei confronti maschili, hanno delle gravi conseguenze in diversi frangenti, tra cui:

- salute mentale: Gli uomini sono meno propensi a cercare supporto psicologico, con un tasso di partecipazione alla psicoterapia inferiore del 40% rispetto alle donne. Questa riluttanza contribuisce a tassi più alti di depressione non diagnosticata.

- ruolo lavorativo ed economico: La pressione per essere il principale sostegno economico della famiglia si traduce in livelli più alti di stress e burnout, che colpisce il 30% in più degli uomini rispetto alle donne (EU Labour Survey, 2023).

Queste dinamiche non solo danneggiano il benessere degli uomini, ma perpetuano una cultura in cui la fragilità maschile viene vista come un fallimento personale, anziché come una normale esigenza umana. Dinamiche che vengono poste in essere, dispiace dirilo, soprattutto da parte femminile.


Violenza e discriminazione: una realtà nascosta

Quando si parla di violenza di genere, il dibattito pubblico si concentra quasi esclusivamente su quella perpetrata ai danni delle donne. Tuttavia, gli uomini costituiscono una percentuale significativa delle vittime, soprattutto in contesti familiari e sociali. I media d’accatto, insieme alla classe politica che cerca solo il consenso, naturalmente minimizzano, ma i numeri sono sorprendenti:

- Violenza fisica: In Europa, il 37% degli uomini ha subito violenza fisica almeno una volta nella vita (Eurostat, 2022).

- Discriminazione legale: Nei casi di separazione e affidamento dei figli, la custodia esclusiva viene concessa al padre solo nel 7% dei casi. Questo perpetua lo stereotipo che gli uomini non siano in grado di essere genitori primari.

La narrazione unilaterale sulla violenza di genere contribuisce a oscurare queste problematiche, rendendo difficile, se non impossibile, per gli uomini ricevere il giusto supporto legale e sociale di cui hanno bisogno, spesso finendo a dormire sotto un ponte o, se si è fortunati, dentro una utilitaria.


Invisibilità mediatica e culturale

La Giornata Mondiale dell'Uomo dovrebbe essere un’occasione per dare voce alle problematiche maschili, ma questa ricorrenza passa quasi inosservata. I media tendono a ignorare le iniziative che promuovono il benessere maschile, contribuendo a un senso di marginalizzazione. Possiamo individuare, tra le innumerevoli cause, le seguenti:

- Focus sulle donne: negli ultimi decenni, le giuste, ma esasperate, battaglie per i diritti delle donne hanno dominato il dibattito pubblico, lasciando poco spazio per discutere le difficoltà maschili; le pochissime iniziative che vengono realizzate, con tante difficoltà, sono oggetto di ostilità mediatica, ostracizzate e osteggiate dalle varie associazioni femministe (foraggiate da fondi statali, quindi anche dagli uomini che pagano le tasse) e quindi sono occultate anche dall'eventuale dibattito pubblico e politico.

- Pregiudizi culturali: gli uomini sono spesso percepiti come privilegiati a prescindere, ignorando le sfide uniche, complesse e difficili che affrontano. Questa invisibilità perpetua l’idea che gli uomini non abbiano problemi significativi, ostacolando la creazione di politiche e risorse che potrebbero migliorare la loro qualità di vita. Insomma: gli uomini sono da sempre, ieri ed ancora oggi, ritenuti sacrificabili, le loro esigenze trascurabili, la loro salute poco importante, a prescindere, e quindi non degni di alcuna cura particolare da parte della società.


Dare voce ai problemi maschili

La Giornata Mondiale dell'Uomo non deve essere vista come una competizione con quella dedicata alle donne (come le simpatiche associazioni e politici femministi invece asseriscono), ma come un momento per riflettere sulle specifiche difficoltà che gli uomini affrontano. Problemi di salute, pressioni sociali, discriminazioni legali e un sistema pensionistico poco equo sono solo alcune questioni che meritano attenzione.

Affinché ciò avvenga, è essenziale che i media, le istituzioni e la società nel suo complesso inizino a riconoscere e affrontare queste sfide con la stessa dedizione riservata ad altre cause. Solo così sarà possibile costruire una società veramente inclusiva, antisessista e consapevole dei bisogni di tutti.

Da oggi inizierò in maniera più attiva a dare il mio contributo per dare voce e risalto alle problematiche maschili, di cui sono consapevole da tantissimi anni, ma che la società con la sua pressione discriminatoria, mi ha costretto a trascurare in maniera criminale, anche contro i miei stessi interessi.

Ora è giunto il momento di cambiare le cose, diamo voce ai problemi maschili!

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Bibliografia:

- ISTAT, Rapporto sulla popolazione (2023).

- OMS, Global Suicide Report (2022).

- Eurostat, Violenza e discriminazione in Europa (2022).

- Commissione Europea, Finanziamenti alla ricerca oncologica (2022).

- EU Labour Survey, Salute mentale e lavoro (2023).


Fonte: Andrea G. Pirastu
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