A mille giorni dalla dolorosa scomparsa, Franco Cossu è stato raccontato dagli amici in una serata dedicatagli a Cagliari
Un libro ripassa la vita del medico che ha introdotto in Sardegna la robotica chirurgica nelle cure urologiche
di Gianfranco Murtas
Nella serata di venerdì 5 agosto gli amici di Franco Cossu – primario urologo per molti anni in servizio negli ospedali di San Gavino e Nuoro e formatosi alla scuola universitaria del professor Usai, scomparso il 15 luglio 2019 – si sono riuniti a Cagliari per ricordarne i pregevoli tratti di umanità e professionalità. Lo hanno fatto partecipando alla presentazione di un volume di testimonianze cui hanno contribuito in molti: Pier Giorgio Cadeddu, amico d’infanzia e adolescenza nel quartiere di Is Mirrionis che negli anni ’50 si avviava, convulso, allo sviluppo che l’avrebbe portato alla modernità urbanistica, sotto il profilo abitativo, viario e dei servizi, oggi noto; Walter Cappicciola, compagno di classe e di banco al liceo scientifico Michelangelo e a lui ancora legato negli anni nella fusione affettiva delle famiglie estesasi ai figli divenuti anch’essi compagni di giochi e studio; Giampaolo Cossu, fratello minore di Franco e per quasi tre lustri suo collega (medico specialista anch’egli in urologia) già in servizio nel medesimo reparto ospedaliero nuorese ed oggi suo successore come responsabile dello stesso; Franco Mariano Mulas, già sindaco di Nuoro e consigliere regionale, che per un decennio dal 2000 fu direttore generale della ASL di Nuoro e condivise con Franco Cossu molti progetti di riassetto della sanità ospedaliera del territorio; Antonio Maria Soru, a lungo direttore sanitario del San Francesco e quindi dirigente apicale della sanità pubblica nuorese che partecipò, anch’egli con ruoli decisori, alle fatiche organizzative della rete sanitaria del capoluogo provinciale e della Barbagia intera; Pinuccia Congiu, infermiera caposala ad urologia del San Francesco e collaboratrice diretta dell’équipe medica nell’approntamento della miglior assistenza possibile ai ricoverati; Roberto Cherchi, che al vecchio compagno di liceo ritrovato dopo quarant’anni affidò la sua salute in un momento assai critico e fu riportato in salute grazie ad un impegnativo intervento svoltosi con la tecnica robotica introdotta in Sardegna proprio dal dottor Cossu; Antonello Mascia, già dirigente regionale del Partito Repubblicano Italiano e attuale presidente dell’Assoc. Mazziniana di Cagliari, che con il sodale politico di radicata fede (e con Annico Pau e Gianfranco Murtas) sottoscrisse un documento di forte impegno etico-civile nella primavera 2019; Antonio Fancello (firmatario insieme con Nicola Corraine, nel frattempo scomparso), che a Nuoro seppe tessere con il medico cagliaritano un intenso rapporto di amicizia allargato poi a molti altri del pari amanti, secondo il sentimento di un Francesco Ciusa, dell’ideale fratellanza fra le due città capoluogo; Giancarlo Caddeo, medico radiologo che fu particolarmente vicino al suo collega all’insorgere della malattia che nel giro di due anni lo avrebbe portato a morte.
A tutti quanti naturalmente ho aggiunto il mio personale contributo, che è stato quello di un amico che dal 1971, dall’adolescenza cioè, con Franco Cossu condivise una idealità politica ed una militanza fra i giovani repubblicani e che al repubblicanesimo mazziniano ed azionista insieme con lui è rimasto sempre fedele; ma condivise anche idealità umanistiche di più largo raggio e una consuetudine privata di speciale intimità.
È stato Andrea Cossu, figlio primogenito di Franco e medico chirurgo lui stesso, ad introdurre la serata ed a porgere il saluto della famiglia e in particolare di sua madre Enza Ferrantelli, che aveva voluto questa “riunione degli amici” e un articolato ricordo scritto del marito con cui fece comunione di vita fin dagli anni della scuola e per mezzo secolo. È stato ancora Andrea Cossu con sua sorella Elena (che come ingegnere presta la sua opera, ormai da diversi anni a Torino, nel cui Politecnico aveva concluso gli studi), a prestarsi alla lettura di alcuni stralci di ogni contributo rifluito nel libro di testimonianze dal titolo Il dovere dello studio, della riflessione e del dubbio. Gli ideali civili e la vita professionale di Franco Cossu nel quotidiano servizio della Medicina.
La proiezione sul grande schermo degli estratti proposti in lettura ha certamente consentito al pubblico riunitosi a Cagliari, in una sala dell’Ulivi e Palme, adiacente alla chiesa di San Sebastiano, una più piena acquisizione del messaggio che ciascuno dei partecipanti ha voluto offrire, in uno scambio emozionante, al sentimento degli altri.
La serata è proseguita con un gustosissimo concerto donato dal quartetto Veviras composto da Francesca Piras al clarinetto, Anna Maria Viani al violino, Massimiliano Viani alla viola, Giada Vettori al violoncello. Indovinato il repertorio eseguito ed accolto con molti applausi: di Carl Philip Stamitz (autore ceco-tedesco) il “Quartets for clarinet” e di Bernhard Henrik Crusell (compositore finlandese della stessa era, fra Sette e Ottocento) il “Quartet in E flat major for clarinet violin viola and cello op. 2”
Tutto si è concluso con la condivisione di un rinfresco nei locali stessi del residence e con la distribuzione ai presenti del volume in memoria.
Una riflessione
Tutto, di Franco Cossu, rimane nel ricordo grato e affettuoso di quanti lo hanno accostato e frequentato nelle circostanze le più diverse, da quelle scolastiche e sociali a quelle professionali, a quelle politiche e associative.
Io mi sono permesso porgere, in apertura della serata a lui dedicata, una breve riflessione che voleva essere un omaggio allo speciale valore pedagogico dell’amico scomparso, un omaggio però da combinarsi con una esortazione rivolta a tutti quanti i partecipanti perché, oltre il mero ricordo, si considerasse (e coltivasse) la perennità di una presenza materializzatasi, in ciascuno, nel recepimento del suo esempio.
Ecco le mie poche parole.
Credo che noi umani siamo tutti quanti il risultato di mille innesti ricevuti nel tempo,
e di essere, per contro, ciascuno di noi, la marza che arricchisce l’altrui pianta.
Franco Cossu è stato, lui, arricchito dalle relazioni che noi, con lui, abbiamo intrecciato nel tempo condiviso;
ciascuno di noi è, per converso, quel “chi” s’è nutrito della prossimità della parola e dell’esempio di Franco Cossu.
L’innesto è stato virtuoso, sempre, da parte sua nel nostro tronco.
Il nostro pure, ha cercato di esserlo, onesto e virtuoso, in lui.
Abbiamo fatto “comunione” allora, continuiamo a farla oggi.
Ci siamo messi insieme, mille giorni dopo la morte terrena di Franco Cossu, a confidarci l’un l’altro l’innesto ricevuto e anche quello fatto.
Ne è venuto fuori un quaderno di testimonianze, come meglio ci è stato possibile realizzarlo.
Lo doniamo alla sua memoria e ce lo doniamo reciprocamente: ce lo teniamo stretto perché nel racconto di ciascuno c’è lui protagonista, e ci siamo noi comprimari nello scambio di umanità.
Franco ci era caro e tale ci sarà sempre. Nelle risultanze del suo innesto in noi è la sua perennità sociale, oltre il suo tempo; penso che, per converso, quel tanto di noi che egli ha gradito accogliere in sé lo accompagni ancora oggi nella perennità dell’essere.
***
Scrivo queste note mentre continuano a giungere, drammatiche, le notizie da Kiev e dalla Ucraina tutta. Sia maledetto chi ha scatenato l’inferno ed ha provocato la morte e la sofferenza di tanti innocenti. (Ed ancora una volta abbiamo la plateale dimostrazione della nullità liberale degli esponenti della destra italiana, pagana e imbrogliona, da cui insistenti sono venuti, negli anni, gli accarezzamenti ad un pericoloso dittatore nato).
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