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Gianfranco Murtas

Andrea ed il cardinale, la speculazione e l’encefalopatia metabolica, tutto il mondo in Sardegna

di Gianfranco Murtas

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Ancora in ultimo, nei loro rimbalzi dal tedesco amburghese Die Zeit e dall’italiano milanese Corriere della Sera al nostro quotidiano cagliaritano, come ho visto questa mattina, le afflizioni – comprensibilissime – di don Angelino Becciu, presbitero cresciuto in Sardegna e fatto vescovo nelle logiche mondialiste della diplomazia vaticana, mancano sempre, a mio avviso, di quel di più che dovrebbe sopravanzare, per imperio evangelico, anche il sentimento personale. Mi riferisco a una presa di coscienza ed a un pubblico riconoscimento che le modalità di governo delle finanze da parte della Santa Sede rimandano a Mammona assai più che a Madre Teresa ed a padre Morittu. E anche i giornalisti che s’occupano della questione – e cioè della scriteriata distruzione di valore delle elemosine offerte alle casse della carità! – , intendendo onorare la deontologia professionale e insieme la loro coscienza di credenti, in una delicata neutralità che non misconosce la differenza fra la causa e l’effetto, dovrebbero portare qualche momento della loro onesta riflessione, più e prima che alle lamentazioni degli incolpati deresponsabilizzati (per autocertificazione), allo scandalo permanente rappresentato dall’intera storia del perfido salvadanaio – magari partendo dalle allocazioni nei paradisi fiscali e dalle speculazioni d’ogni natura ancora dopo le malefatte dello IOR in combutta con la P2, e dalle provvigioni milionarie pagate (con i risparmi dei poveri) a faccendieri di molte specie in circolazione fra i sacri palazzi di Roma.

La stessa L’Unione Sarda di oggi, dandoci conto dello scontento cardinalizio, riferisce della vicenda drammatica che associa fra loro Andrea Argiolas e Tonina Contu – figlio e madre anziana mia coetanea – e di una distanza incomprensibile con la sanità pubblica. E se ben posso immaginare la solerzia dell’accompagnamento da parte di una o di un’altra delle comunità parrocchiali nella loro Quartu Sant’Elena – non ne ho notizia ma la voglio credere operante – mi vien difficile immaginare come possa scindersi il sentimento, che è morale e civile prima che giuridico o giudiziario, che s’affaccia su quelle speculazioni immobiliari della Santa (?) Sede considerate dal cardinale Becciu cosa normale per invalsa consuetudine, da quell’altro sentimento che guarda ad un privato familiare, ad un lutto annunciato e doloroso, a quel malefico metilglutaconico che invoca – lo avremmo anche noi invocato ieri – uno speciale e sociale Talithà kum.


Fonte: Gianfranco Murtas
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