Di ritorno da questo viaggio, mi rendo conto di aver imparato tante cose. La Sicilia mi ha regalato ed insegnato tanto e vorrei dedicare delle parole a questi giorni, sia per un senso di gratitudine, sia per dirvi che veramente la dovete visitare, questa Sicilia: terra dai mille volti, povera e ricca ad un tempo, chiusa e diffidente nella sua nobile decadenza eppure tutta protesa ad inserirsi in un mondo ed in un tempo moderni, una patria a sé, più che una regione, ambita da greci, romani, arabi, normanni, spagnoli e italiani stessi che sì, l'hanno arricchita nella sua policroma cultura, ma saccheggiata, sfruttata e dissanguata.
Il mio viaggio è incominciato a Catania che, pittoresca, barocca e chiassosa, è la città del vulcano.
Scuro e imponente come un dio scontroso, l’Etna domina dall’alto il continuo via vai che anima le strade cittadine ed insegna, con le sue valli ed i suoi crateri, il rapporto con la natura che ormai non conosciamo più, ma soprattutto l'impotenza e la piccolezza dell'uomo di fronte a questa.
Perché così come quando il Dio biblico si infuria e l'uomo è punito, quando l'Etna parla, Catania tace.
Il mio cuore però, non me ne vogliano i catanesi, lo lascio a Palermo: una città maestosa, con dei monumenti che tolgono il fiato, le strade ampie, i boulevard e le stradine strette e labirintiche che incutono fascino e paura, in mezzo alle quali mi hanno insegnato che perdersi è l'unico modo per scoprire posti introvabili.
A Palermo, parole d'origine araba, si intrecciano a termini francesi e nitide geometrie elleniche stanno fianco a fianco con riccioli barocchi e voluttuose curve liberty.
Ultimo pensiero lo devo ai siciliani: popolo dolorosamente consapevole della tragica realtà della vita, della necessità di rimboccarsi le maniche contro chi, mafioso e criminale, sommerge la città di cemento e malaffare, ma ricco di un sentimento che non avevo mai percepito vibrare così forte in nessuno: la passione.
I siciliani hanno un calore così forte che lo si sente da lontano, un'ospitalità smisurata ed una voglia incredibile di toccarti il cuore. E sapete una cosa? Ci riescono: mettendo desiderio in quello che fanno, suscitando curiosità, raccontandovi la loro storia, la propria città, facendovi fare giri strabilianti sino alle 4 del mattino per riuscire farvi vedere quanto di più bello hanno, abbracciandovi e persino facendovi trangugiare qualsiasi cosa sia tipica della loro cucina.
I siciliani hanno dei sorrisi che disarmano, degli sguardi che ti entrano dentro e non escono più nemmeno quando hanno smesso di guardarti.
Ma ho già scritto troppo e non vi posso raccontare tutto.
Vi lascio quindi con l'augurio di visitare presto questa terra e con una citazione di Rula Jebreal:
“Viaggiare è come l'amore. Una grazia, un volo, qualcosa che non puoi prevedere”.
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