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Lorenzo Sanna

I 90 anni di Monsignor Pietro Meloni

di Lorenzo Sanna

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«La vita è un cammino verso l’immortalità e l’immortalità è dono di Dio»: possiamo immaginare che Monsignor Pietro Meloni, vescovo emerito di Nuoro, abbia reagito così ai numerosi messaggi augurali che lo scorso 31 Agosto gli sono stati recapitati in occasione del suo novantesimo compleanno.

E potremmo richiamare anche le parole di un Padre della Chiesa, Ignazio di Antiochia, da lui particolarmente apprezzato nel corso degli studi di patrologia, secondo il quale «il vescovo è immagine del padre e la sua forza è la dolcezza», proprio per sottolineare due qualità che hanno contraddistinto il lungo ministero apostolico speso tra Sassari, Tempio, Castelsardo e Nuoro: la forza e la dolcezza che solo in apparenza sono in contrasto tra loro.

Certo, quella raggiunta nei giorni scorsi da Don Pietro - come ancora ama essere chiamato - è una soglia ragguardevole a cui è arrivato ormai infragilito nel corpo, ma sempre più saldo nella fede ed in ogni caso ancora dotato della nota vivacità intellettuale e della abituale vena umoristica.

Ma è anche una tappa significativa nel percorso umano e sacerdotale compiuto che crediamo sarà stata per lui occasione propizia non solo per una preghiera grata di ringraziamento al Padre celeste ma anche per tracciare un bilancio - certo non definitivo - di quanto operato e di quanto ricevuto dal vescovo Pietro nei lunghi anni della sua esistenza.

Un consuntivo che - ne siamo certi - sarà risultato ampiamente positivo, oltre che per i tanti frutti spirituali nel frattempo maturati, anche per i germi di gioia e di speranza che continuano a sorgere quotidianamente dal suo ministero, in linea con il motto episcopale che da lui venne scelto nel solco del Vaticano II al momento della sua elezione: Gaudium et Spes !

Nato nel 1935 a Sassari ove solo qualche anno prima vi si erano trasferiti da novelli sposi il padre Lussorio da Norbello e la madre Lucia Demuro dalle campagne tra Luras e Luogosanto, Pietro Meloni ha vissuto tutto il percorso della formazione cristiana nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe.

Crescendo all’ombra di figure esemplari di sacerdoti come Monsignor Giovanni Masia, Monsignor Enea Selis e Don Leonardo Carboni, che l’anziano presule ancora ricorda con gratitudine e rimpianto come insostituibili guide spirituali.

Ma anche condividendo ideali ed esperienze con personaggi che hanno illustrato la nostra isola nel campo della cultura, della politica e della società come il noto accademico Manlio Brigaglia, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, l’ex ministro Arturo Parisi, l’ex deputato Nino Carrus e così tanti altri dei quali Monsignor Meloni è stato di volta in volta fraterno amico, fedele compagno di studi e solida guida spirituale.

Dopo gli studi superiori svolti al prestigioso Liceo Azuni e quelli universitari in Lettere Classiche spesi tra Cagliari, Roma e Heidelberg, il giovane Pietro intraprese quindi la strada dell’insegnamento venendo nominato nel 1960 assistente di Letteratura Latina all’Università di Cagliari.

Per poi assumere dal 1970 l’incarico di Lingua e Letteratura Latina nella facoltà di Magistero dell’Università turritana di fresca istituzione ove fondò l’istituto di Filologia Classica e del quale fu chiamato a dirigere la biblioteca tematica.

Agli impegni accademici Pietro Meloni affiancò poi una qualificata militanza nelle file della Fuci e dell’Azione Cattolica della quale divenne dapprima presidente diocesano e poi regionale, oltre che apprezzato animatore nei campi formativi svolti nelle diverse località dell’isola.

Impegni che fu costretto ad abbandonare o comunque a ridimensionare, allorché alla soglia dei trent’anni decise di intraprendere il cammino vocazionale e venne quindi inviato a Roma per studiare Filosofia e Teologia nella Pontificia Università Gregoriana.

Il percorso sacerdotale di Don Pietro ebbe a culminare dapprima nell’ordinazione presbiterale avvenuta il 28 Giugno 1968 nella stessa parrocchia nativa per l’imposizione delle mani di Monsignor Paolo Carta ed infine nell’ordinazione episcopale presieduta il 10 Settembre 1983 del cardinale Sebastiano Baggio, prefetto della Congregazione dei vescovi, e svoltasi nella solenne e festosa cornice del palazzetto dello Sport di Piazzale Segni.

Il 3 Giugno precedente, il giovane prete (non aveva ancora compiuto 48 anni) era infatti stato chiamato dal papa Giovanni Paolo II a reggere le due Chiese sorelle di Ampurias e di Tempio che solo tre anni dopo vennero formalmente unificate.

La sua esperienza in Gallura dovette suo malgrado prendere l’abbrivio dal tragico incendio che il 28 Luglio del 1983 avvolse in breve tempo la collina tempiese di Curraggia causando non solo una grave devastazione ambientale nella zona, ma soprattutto la morte di otto persone che si erano prodigate per lo spegnimento del rogo.

Il ministero episcopale di Monsignor Meloni a Tempio, che durò nove anni, oltre che dal faticoso sforzo di ricondurre ad unità le due chiese sorelle, fu in particolare caratterizzato dall’impegno per il rilancio del periodico diocesano « Gallura e Anglona » e dall’opera di accompagnamento della significativa crescita economica e demografica del territorio seguita all’impetuoso sviluppo turistico costiero ed al recente avvento della Costa Smeralda.

Non interruppe peraltro la carriera accademica, proseguita anche negli anni successivi con l’insegnamento di Patrologia negli istituti di scienze religiose di Sassari e di Ozieri e nella facoltà teologica della Sardegna.

La rilevanza dell’impegno universitario del presule tempiese venne oltretutto riconosciuta dallo stesso ateneo turritano con la pubblicazione nel 1988 di un pregevole volume di studi che in suo onore ha raccolto il contributo di diversi docenti dello stesso ateneo in materia di filologia classica e moderna e interessanti ricerche su tematiche riguardanti la diocesi che gli era stata affidata.

Il 16 Aprile del 1992 venne invece affidata a Monsignor Meloni la cura pastorale della diocesi di Nuoro che ha guidato con zelo e sapienza per ben 19 anni.

L’azione del presule sassarese a Nuoro fu in particolare indirizzata all’opera di riappacificazione delle coscienze e all’impegno in favore della crescita spirituale e culturale della porzione di popolo di Dio affidatagli dal papa, ma anche incentrata sulla premurosa vicinanza ai campi del laicato e della famiglia e sull’attenzione costante ai problemi sociali e del lavoro, seguendo le orme del suo predecessore Monsignor Giovanni Melis Fois.

Se la partenza da Tempio non era stata certamente lieta in quanto avvenuta in coincidenza con la prigionia di Farouk Kassam, il bambino di appena sette anni sequestrato nel Gennaio precedente a Porto Cervo proprio dall’ «anonima sequestri» di matrice barbaricina, non mancarono tuttavia i momenti felici durante il lungo ministero apostolico nuorese di Monsignor Meloni.

A partire dalla visita pastorale compiuta nella diocesi tra il 1998 e il 2000, dalle ordinazioni di ben 25 nuovi sacerdoti da Don Alessandro Fadda a Don Andrea Biancu e dalle due elezioni episcopali di Monsignor Sebastiano Sanguinetti e di Monsignor Ignazio Sanna, suoi presbiteri, inviati rispettivamente ad Ozieri e ad Oristano.

Ma vi furono anche episodi dolorosi che segnarono la sua esperienza in Barbagia, tra i quali il vescovo Pietro non può certo dimenticare la barbara uccisione ad Orgosolo del vice-parroco del paese Don Graziano Muntoni alla vigilia del Natale del 1998.

Era il 21 Aprile del 2011, quando, dinanzi al presbiterio ed ai fedeli laici convenuti in cattedrale per la messa crismale, Monsignor Meloni annunciò infine la designazione del suo successore Mosè Marcia, per poi congedarsi il 13 Giugno successivo dalla diocesi che aveva retto per quasi due decenni, usando parole di commozione e di affetto che ben riassumevano il legame profondo instaurato con Nuoro e con il suo popolo nei lunghi anni trascorsi ai piedi dell’Ortobene.

Negli ultimi 14 anni, dopo quasi trent’anni di apostolato attivo, il felice ritorno del vescovo Pietro nella mai dimenticata Sassari.

Dove fino a qualche tempo fa non era raro incontrarlo nelle frequenti passeggiate lungo la Via Roma e dove continua ancora oggi a partecipare attivamente ai momenti più importanti nella vita della diocesi e della sua comunità parrocchiale di San Giuseppe, impegnato specialmente come punto di riferimento spirituale per i laici e per il clero e come testimone prezioso che unisce alla testimonianza cristiana una profonda cultura umanistica ed una matura esperienza sociale.

A cui ha recentemente affiancato la riscoperta di una passione risalente agli anni giovanili, declinando in versi ed in brevi componimenti lirici i ricordi dei luoghi e delle persone che ha avuto la ventura di incontrare nel suo lungo ministero apostolico.

Non sono peraltro mancati in questi anni frequenti ritorni a Nuoro di Monsignor Meloni, come in occasione del giubileo sacerdotale celebrato nella Chiesa cattedrale il 28 Novembre 2018 o per l’ingresso del nuovo successore Monsignor Antonello Mura il 15 Settembre 2019.

Quale migliore augurio fare al vescovo Pietro, se non quello di conservare intatte la mitezza, la amabilità e la fortezza che tutti abbiamo conosciuto ed apprezzato negli anni del suo ministero attivo. E magari affiancare a questo l’auspicio di un gioioso e pacifico «secondo tempo della vita», evocando quella espressione ebraica da lui spesso utilizzata nelle accattivanti e sapienti omelie e della quale in questo tempo difficile sentiamo oggi particolarmente il bisogno: shalom !

A cui Monsignor Meloni potrà forse amabilmente replicare utilizzando quella formula di ringraziamento tipicamente barbaricina appresa nei quasi quattro lustri in cui ha guidato la diocesi di Nuoro: «Deus ti lu pachete».

 

Fonte: Lorenzo Sanna
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