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Andrea Giulio Pirastu

La tecnologia ci salverà dal baratro di indifferenza nei confronti dei giovani

I giovani, che sono il futuro di questa nostra società umana, dovrebbero prendersi la propria responsabilità politica, senza demandare

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Una famosa frase di papa Paolo VI ci dovrebbe accompagnare sempre nelle riflessioni che spesso ci capita di fare sulla politica e sui politici: “la politica è la forma più alta di carità”.  Esiste un significato profondo in questa frase che in pochi colgono e fanno proprio e che in pochissimi – soprattutto coloro che si accingono ad espletare la propria funzione politica – metteranno mai in pratica. Ovvero che la politica è un servizio disinteressato verso il prossimo, verso chi soffre e possiede meno, che soffre di mancanze determinate da leggi e legislatori, spesso poco consistenti e che in generale si dimenticano delle fasce più deboli della nostra società. Politiche deboli, sì, ma per i soli padroni forti, che hanno comprato il consenso di questo o di quel candidato politico diventato servo, mai – però – caritatevole. 

I giovani, che sono il futuro di questa nostra società umana, dovrebbero prendersi la propria responsabilità politica, senza demandare a chi di futuro ne ha ben poco e se ne frega e, soprattutto, senza piangersi addosso e non rivolgendo le colpe (che indubbiamente ci sono) ai propri genitori o nonni per essere stati così miopi nelle scelte dei propri governanti. È un tema enorme per poter essere affrontato in poche righe, ma il “succo” è che sempre meno giovani si interessano del prossimo, il prossimo che deve individuarsi sempre in se stessi, e quindi si occupano del proprio futuro e del proprio paese, regione, stato, continente, mondo. L’individualismo ha spezzato quelle maglie che univano le persone e le spingevano a raggiungere obiettivi plurali, che portassero ad un bene comune, ad un miglioramento comunitario. 

Oggi il mondo è più piccolo rispetto al passato grazie alle benedette, ed oggi sempre più indispensabili, tecnologie comunicative innovative e di trasporto moderno. E guai se così non fosse! Volgiamo questa enorme fortuna che in passato non esisteva, a favore di un beneficio comune, a favore delle fasce deboli della società, a favore dei giovani. I giovani che più di tutti sanno manovrare questi strumenti e che maggiormente sanno come mettere in relazione più persone possibili attraverso la moderna comunicazione. Infatti il futuro della politica, presumibilmente, potrebbe “viaggiare” sul web che, come già si può constatare, favorisce l’attivismo politico. Molti sono i luoghi digitali in cui si può esprimere la propria opinione, il proprio consenso o dissenso e non più subire passivamente il dibattito politico, riducendo il trend crescente di individualismo nella società, ricucendo, anche solo in parte, quelle maglie sfibrate che univano le persone verso un fine di bene comune. I giovani, in questo caso lo fanno meglio di chi ha 50 o 60 anni, poiché sanno distinguere meglio i fatti dalle opinioni circolanti sul web, ed alle quali tutti possono attingere, e lo sanno fare per temi molto importanti come la salute, l’educazione e la lotta contro la povertà.

Forse, dunque, c’è una possibilità di riscatto per questa umanità così debole e dimenticata dalla politica? Riusciranno a riprendersi il proprio futuro con una rivoluzione che li vedrebbe i migliori sul campo, esprimendo una migliore classe politica? Ma soprattutto, la tecnologia e le conoscenze di comunicazione social sul web, basteranno? L’importante è iniziare, poi il resto si vedrà, tutti insieme.


Fonte: A.G.P.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

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Guglielmo Trovato

05 Dic 2020

Ottimo! Meglio se si ceca di muoversi arricchendosi di conoscenze e competenze. Chi scrive vive spesso di citazioni. Io amo anche questa, di oltre sette anni fa: " Camminare è un’arte, perché, se camminiamo sempre in fretta, ci stanchiamo e non possiamo arrivare alla fine, alla fine del cammino. Invece, se ci fermiamo e non camminiamo, neppure arriviamo alla fine. Camminare è proprio l’arte di guardare l’orizzonte, pensare dove io voglio andare, ma anche sopportare la stanchezza del cammino. E tante volte, il cammino è difficile, non è facile. .... Nell’ arte di camminare, quello che importa non è di non cadere, ma di non “rimanere caduti”. Alzarsi presto, subito, e continuare ad andare....non lasciatevi rubare la speranza!"


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