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Redazione Giornalia

L’esemplare vita di mons. Paolo Carta. Un libro ne racconta la storia

di Giuseppe Cabizzosu *

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Paolo Carta, un vescovo del Concilio tra Puglia e Sardegna”, di Tonino Cabizzosu e Gianfranco Murtas, edito dalla Ediuni e dato alle stampe a Cagliari nel dicembre 2019, non è una semplice biografia: non solo. E' molto, molto di più.

 In una narrazione attenta, precisa e dettagliata, si tratteggia e presenta al grande pubblico la storia personale, umana ed apostolica di Mons. Paolo Carta (Serdiana, 31 luglio 1907 – Sassari 9 marzo 1996) prima Vescovo di Foggia dal 1955 al 1962 e poi Arcivescovo di Sassari dal 1962 al 1982.

 Ci sono storie umane che si sviluppano lungo percorsi ed orizzonti puramente personali ed individuali e ci sono vite che, invece, abbracciano, determinandole, orientandole e segnandole profondamente, epoche intere di cui sono testimoni, interpreti, protagoniste. Questo il caso della vicenda, umana e pastorale, dell'umile “don Paolo”, che, orfano di padre, di famiglia modesta ed economicamente disagiata, dalle strade semplici e polverose della piccola Serdiana, attraversa l'intero Novecento, per giungere, con la medesima umiltà, al soglio arcivescovile di Sassari. Ma come in ogni tragitto non è la meta che conta, che affascina ed incanta, ma il percorso, straordinario, avvincente ed appassionante. 

 In questo lungo e travagliato viaggio, troviamo l'intero secolo scorso che si manifesta e si propone in tutta la sua maestosità, terribile e disperata, con le sue miserie, le sue traversie, i suoi drammi sociali, le sue speranze, le ansie, a volte entusiastiche a volte frustrate, di rinnovamento e di rinascita, ma anche la convinzione, caparbia, che un mondo migliore è possibile ed occorre costruirlo con forza, tenacia, costanza e determinazione. Un dipanarsi continuo, vibrante e coinvolgente che, vissuto quasi come una avventura, in una costante ed assoluta dedizione alla sua missione pastorale, porta il nostro “don Paolo” a vivere e condividere, intensamente, la storia travagliata del Novecento. 

 Lo troviamo quindi come scolaro elementare al Collegio salesiano di Lanusei, poi giovane e brillante studente a Cagliari, ragioniere e dottore in Economia e Commercio a Roma a soli 22 anni. Responsabile molto attivo tra le fila regionali dell'Azione Cattolica, sollecitato da Mons. Piovella, Arcivescovo di Cagliari, prende coscienza della sua vocazione sacerdotale ed entra nel seminario di Cuglieri per prendere i voti ed essere ordinato sacerdote nel 1935. 

 Nel frattempo erano appena stati superati, non senza difficoltà, gli scontri, durissimi, con il nascente regime fascista, la posizione altalenante di certe posizioni ambigue anche all'interno della Chiesa, la orgogliosa resistenza di Pio XI nello scontro titanico contro Mussolini ed il suo tentativo, fallito, di controllare e manipolare l'educazione della gioventù con la chiusura forzata dei circoli dell'Azione Cattolica fortunatamente rientrata con il cosiddetto “secondo concordato”. Ma ancora non era niente. La sanguinosa guerra di Spagna con il furore cieco e terribile della propaganda comunista ed antireligiosa che tanti lutti causarono tra le fila della chiesa ispanica cominciava ad incendiare l'Europa. Ma è solo il triste prologo, nefasto, del peggiore dramma che passa sotto il nome di “Seconda Guerra mondiale” con l'eccidio, disumano, di milioni di innocenti: uno dei periodi più bui, atroci e drammatici della storia dell'umanità.

 Qui ritroviamo il nostro don Paolo, sempre presente ed infaticabile, come cappellano militare (in Spagna, a Roma, a Cagliari, a Modena), che consola, sostiene, incoraggia, abbraccia, guida i nostri soldati, prime vittime di tanta follia, e li accompagna nel conforto della fede. E poi ancora le tenebre, il buio, la follia nazista, la strage, continua ed atroce, e lo sterminio, la resistenza, la lotta e, nel dolore collettivo di questa notte, tetra e cupa, dell'umanità, una voce, la prima che vibrava, con forza e passione, nell'etere: la voce, accorata, limpida ed appassionata di don Paolo. Dalle frequenze di Radio Sardegna, da quella Bortigali, diventata capitale della Sardegna, il nostro umile cappellano, in tutta la sua straordinaria e dirompente, indomita vitalità, trasmetteva ed effondeva speranza, coraggio e seminava, infondendo fiducia, preparando i cuori ad una nuova alba che non sarebbe tardata a sorgere.

 E, come sappiamo ma non sempre abbiamo la forza di comprendere, dopo ogni notte, per quanto buia ed impenetrabile possa apparire, ritorna sempre la luce. Ed al termine, agognato, di questa assurda oscurità arriva, finalmente, la pace e la rinascita. Qui ancora il nostro don Paolo, testimone meraviglioso del suo tempo, prosegue il suo cammino e la sua interminabile missione. 

 E' amico personale, confidente di molti uomini illustri del suo tempo, da Antonio Segni, poi diventato quarto Presidente della neonata Repubblica Italiana ai ritrovati numerosi ex allievi militari diventati nel frattempo Colonelli, Comandanti, Generali, anche di Corpo d'Armata; alti graduati ma anche semplici ex militari che, a distanza di anni, lo ricordano e lo ringraziano con un abbraccio sempre fraterno e sempre corrisposto, affettuoso e riconoscente. 

 Importante e decisiva la sua funzione e testimonianza anche per la beatificazione di Padre Pio che conobbe personalmente e frequentò assiduamente quando il Santo Padre gli volle conferire nel 1955 l'incarico episcopale di Foggia. Del Santo di Pietrelcina fu un convinto sostenitore al punto da promuovere la apertura della sua causa di beatificazione presso Giovanni Paolo II, causa che poi portò, come sappiamo, alla santificazione del Santo delle stimmate nel 1990. 

 Dopo sette anni a reggere, con la consueta dedizione e passione, la diocesi di Foggia ecco una nuova chiamata ed una nuova responsabilità che lo porta, nel 1962, ad essere nominato Arcivescovo di Sassari subentrando al suo compaesano Mons. Agostino Saba. 

 Ed anche questo snodo, importante, della sua vita coincide con un altro evento storico di enorme rilevanza per la storia della Chiesa e per il suo, da più parti sollecitato, profondo rinnovamento: il Concilio Ecumenico Vaticano II. Una stagione straordinaria di cui, ancora una volta, il nostro don Paolo, sempre in prima linea, è protagonista fedele ed entusiasta. Partecipa attivamente a tutte le quattro sessioni dei lavori conciliari e, come altri presuli sardi, intraprende da subito una intensa opera di divulgazione che, attraverso le sue 43 lettere (che verranno poi pubblicate sul Settimanale sassarese Libertà), indirizza alle parrocchie della sua diocesi e di quelle vicine con il dichiarato intento di diffondere al Clero ed ai fedeli il nuovo volto della Chiesa cattolica ed apostolica. Una Chiesa che si rigenera, si ritempra e si apre, fiduciosa, alle istanze riformatrici di un mondo in continuo e vorticoso cambiamento che impone, per stare al passo coi tempi, il superamento di certe logiche romanocentriche, logore ed ormai superate, per riformarsi in un corpo più adeguato, vivo ed esteso, espressione di una comunità ecclesiale moderna e condivisa in cui tutti si riconoscono ed a cui tutti partecipano.

 Intanto guida la curia di Sassari per oltre vent'anni prodigandosi, infaticabilmente, nella cura delle anime di un territorio non facile. Sempre impegnato nella difesa dei principi cristiani, ponendo la massima cura nello sviluppo della sua diocesi con la edificazione di nuove chiese, la costruzioni di seminari, la formazione continua dei sacerdoti e delle religiose, fino a chiudere la sua missione vescovile nel 1982 con la donazione a padre Salvatore Morittu di ben tredici ettari per la costruzione della sua Comunità terapeutica in difesa dei tossicodipendenti. 

 Abbandonato per sopraggiunti limiti di età la sua diocesi, mons. Paolo Carta, si trasferisce a Cagliari dove è ospitato per quattordici anni dalle Suore del Getzemani di Cagliari. Si spegne all'età di 89 anni, il 13 settembre 1992.

 Insomma, come è chiaro, una storia unica e particolare quella che abbiamo cercato, indegnamente, di accennarvi. Impossibile da sintetizzare in poche righe. Vi invito per questo alla lettura del testo che, con generosità, gli autori don Tonino Cabizzosu e Gianfranco Murtas hanno voluto donarci. 

 L'analisi di una vita straordinaria, grande ed intensa, presentata con lucidità, profondità e rigore, da due storici navigati, di antico mestiere, ci conduce, con sguardo apparentemente severo e piglio sicuro, ma con amorevole e partecipe condivisione, alla scoperta di in un destino esemplare. Accompagnandoci ed introducendoci lungo un percorso di vita, di vocazione, di dedizione e trasporto d'altri tempi, singolare ed emblematica, nella quale l'imprevedibilità, l'obbedienza, docile anche se talvolta sofferta ed amara, pure nei momenti più bui e drammatici dell'esistenza e della storia, si dimostrano, infine, come tappe preordinate e fondamentali di un destino singolare, trame sottili, solo apparentemente misteriose ed insondabili, in realtà fili di un disegno superiore che tutti ci avvolge e ci contiene. Da qui, tra i tanti, l'insegnamento ed il messaggio, sotteso, di abbandonarsi, lasciandoci abbracciare, coinvolgere, trasportare e travolgere, con umiltà, fiducia e speranza, tra le braccia misericordiose nel destino e nella volontà imperscrutabile ma sublime di un disegno divino di cui tutti facciamo, anche se spesso non ne abbiamo consapevolezza, parte integrante, fondante e sostanziale. 

 Non una trattazione cattedratica, fredda e distante ma quasi un racconto, una vita narrata con emozione, come un'avventura inebriante, nella consapevolezza che la missione, la missione sacerdotale, da quella che si sviluppa nelle umili parrocchie di provincia a quella che si eleva ad occupare gli scranni elevati ed autorevoli delle sedi più importanti, può e deve essere vissuta con umiltà e gioia, con calore, trasporto, amore, dedizione e lieta condivisione e partecipazione verso gli altri. Altri intesi non solo come fedeli da correggere e guidare ma come “cari fratelli e care sorelle”, espressione profonda della vita stessa, dolce, meravigliosa, tesa e sublimata nei valori più alti e nobili che promanano da Dio e dalla immensa manifestazione della sua infinita bontà e saggezza.

 Anche in questo, quale estrema sintesi, l'eredità di don Paolo, il lascito che, dalle pagine, dense, piene e ricche del suo libro, e della sua vita, ci viene offerto.



*L’autore è bibliotecario ad Ulassai



Fonte: Giuseppe Cabizzosu
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