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Abolizione dell’Osservatorio sul gioco patologico: una scelta pericolosa e contestata

Non si fermano le polemiche nel cuore del settore gambling.

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Non si fermano le polemiche nel cuore del settore gambling. L’abolizione dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave ha scatenato un acceso dibattito tra esperti, politici e associazioni. Con toni critici a tratti anche molto forti.

Con l’articolo 66 della Legge di Bilancio 2025, infatti, il Governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di sopprimere questo strumento, che per anni ha rappresentato il punto di riferimento per la lotta alla ludopatia in Italia. La misura è stata accompagnata dalla creazione del nuovo Fondo per le dipendenze patologiche, con una dotazione di 94 milioni di euro l’anno, e dal trasferimento dell’1,5% di tali risorse, circa 1.410.000 euro, al Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare le attività di analisi e monitoraggio sul fenomeno delle dipendenze. Un passo indietro pericoloso e incomprensibile per molti esperti. Tra questi Renato Balduzzi, ex ministro della Salute e docente universitario, che ha criticato aspramente la decisione, ricordando che l’Osservatorio e il relativo fondo funzionavano bene e svolgevano un ruolo fondamentale nella gestione delle patologie legate all’azzardo: “Non si comprendono le ragioni – ha affermato – dal momento che si trattava di strumenti efficaci, che ora vengono accorpati in un contenitore unico con tutte le dipendenze, perdendo la specificità e l’efficacia dell’intervento”.

Ancora più netta la posizione di Maurizio Fiasco, sociologo e presidente di Alea, l’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio, membro storico dell’Osservatorio fin dalla sua istituzione nel 2016. Fiasco, come riporta Giochidislots.com all’interno della sua sezione notizie, ha parlato senza mezzi termini di “interruzione violenta” di un modello di intervento strutturato e funzionante. Nella sua analisi, in occasione del convegno “Gioco legale: serve una riforma”, ha spiegato come l’Osservatorio avesse contribuito a sviluppare un’intera rete di servizi, fondata su protocolli precisi e validati per la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione della dipendenza da gioco. Un impegno che coinvolgeva il Ministero della Salute, le Regioni e il Servizio sanitario nazionale, e che oggi rischia di dissolversi in un generico riferimento alle “dipendenze patologiche”.

Secondo Fiasco, l’abolizione dell’Osservatorio annulla un passaggio fondamentale: il riconoscimento della ludopatia come malattia specifica. “Ora tutto questo viene spazzato via con gravi conseguenze sulla salute pubblica, sulla società e sull’economia”. La preoccupazione è che il problema del gioco d’azzardo patologico venga minimizzato proprio mentre i numeri indicano una situazione allarmante: secondo gli ultimi dati disponibili, tra i minori di 14-17 anni il 29,2% ha dichiarato di aver praticato gioco d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno, e circa il 3% presenta caratteristiche da “giocatore problematico”.

A far risultare ancora più contraddittoria la decisione è la novità, presente ancora nella Legge di Bilancio 2025, dell’introduzione di una nuova estrazione settimanale per Lotto e Superenalotto e la proroga delle concessioni per il gioco online. Da un lato, quindi, si incentivano pratiche di gioco che possono aumentare il rischio di dipendenza; dall’altro, si smantella lo strumento istituzionale che più di ogni altro era incaricato di monitorare e prevenire tali effetti. Fiasco e altri membri dell’Osservatorio hanno presentato alla Camera dei Deputati un documento con proposte di emendamento, nel tentativo di salvare quanto possibile del lavoro fatto in questi anni. L’obiettivo è evitare che i servizi già attivi vengano abbandonati o lasciati privi di coordinamento, con il rischio concreto che chi soffre di ludopatia resti senza adeguato supporto.

La questione, insomma, è tutt’altro che chiusa. Il rischio, però, è quello di perdere un presidio fondamentale contro una delle dipendenze più insidiose e trasversali del nostro tempo. Una dipendenza che coinvolge giovani, adulti, famiglie e territori. E che non può essere abbandonata così.


Fonte: Redazione
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