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Redazione

Di un certo contributo finanziario al Circolo Ferrovieri di Cagliari per il campo scuola dei bambini. I massoni di palazzo Sanjust chiedono…

Redazionale

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Sabato scorso abbiamo pubblicato un comunicato inviatoci da un gruppo di massoni appartenenti al Grande Oriente d’Italia piuttosto critici con i vertici regionali (e nazionali) della Obbedienza, cui rimproveravano una plateale incoerenza fra l'indifferenza mostrata allorché diversi volgari (oltreché gratuiti) insulti venivano rivolti, dalla sede stessa della Massoneria cagliaritana, alla volta del presidente della Repubblica Mattarella (e di altre autorità pubbliche) e la furia scatenata contro tre dignitari di loggia che avevano mostrato riserve e chiesto chiarimenti su certe contabilità di spesa dell'organo della Circoscrizione.

Avevamo presentato quel documento nella sua integralità ovviamente lasciando campo aperto agli interventi di commento, che in effetti ci sono stati, portatori di opinioni diverse e anche opposte, apprezzandoli come espressione di voluta evidenza fra gli oltre seicento accessi che abbiamo registrato in pochi giorni, rivelatori di un certo interesse riscosso, per condividerle oppure no, dalle argomentazioni recate alla pubblica conoscenza.

Confermando la terzietà della nostra piattaforma on line accogliamo oggi un altro documento (e di un ulteriore ci è stato dato il preannuncio) proveniente non sappiamo se strettamente dallo stesso ambiente, diciamo dalla parte insoddisfatta e critica della militanza frequentatrice delle sale di palazzo Sanjust, dei suoi luoghi rituali e di quelli convegnistici: forse no, il documento precisa di non volersi aggiungere alla contesa in atto ormai da un anno e mezzo, ma si pone su un crinale di recupero di soggettività della “base” rispetto ad iniziative sociali promosse dal “vertice”, talvolta non andate a buon fine. Esso dunque intenderebbe soltanto approfondire, con piena trasparenza e attingendo notizie dalle fonti, il merito di vicende che hanno interessato il sodalizio di recente. 

Ci permettiamo, in queste poche righe introduttive, due osservazioni.

La prima riguarda l'anonimato che accompagna questo come altri documenti da noi postati, inclusi – ripetiamo – i commenti di consenso o di contestazione ad essi relativi. Ci sembra che gli account registrati in piazze estere lontane proprio per blindare l'anonimato, così come le firme palesemente (e talvolta anche simpaticamente, da un antico Pasquino Lepori ad un recente tramus comar) di fantasia, a copertura dei veri autori degli scritti che ci giungono in redazione costituiscano una modalità trasversale, condivisa dai destri e dai sinistri per dir così, insomma un modello universale convenuto fra le parti in mutua dialettica forse per assicurare a se stesse una maggiore libertà d'espressione. Per questa ragione ma non solo: anche e soprattutto per rispettare la norma che prevede che soltanto il Gran Maestro possa rilasciare pubbliche dichiarazioni e/o autorizzare altri a farlo, naturalmente su materie attinenti la Massoneria. S'è visto quel che è capitato di recente al giornalista Cecchi Paone, che pure della sua esperienza massonica e della bella tradizione mazziniana e repubblicana della sua famiglia aveva parlato con un giornalista di Millennium con toni tutt’altro che aspri o polemici, al contrario!

Al riguardo potremmo ricordare che per banalità del genere - ma la parola “banalità” meriterebbe d'esser meglio spiegata e non... banalizzata a sua volta! - anche Licio Gelli, l’abusivo patron della famigerata P2, venne espulso dal Grande Oriente d’Italia: nel 1980 rilasciò infatti, non autorizzato, una intervista a Maurizio Costanzo, allora collaboratore del Corriere.

E' riconducibile a questa stessa fattispecie - l'anonimato cioè - la richiesta che i massoni i quali ci hanno rimesso il documento appresso pubblicato hanno formulato rivolgendosi a noi, quasi mediatori verso la presidenza del Circolo Ferrovieri di Cagliari. Non potendolo fare direttamente, per ragioni statutarie, questo intervento ci è stato chiesto come testata giornalistica, ancorché il nostro giornalismo sia di connotazione diversa, per parametri operativi, da quella canonica. Questo, comunque, ci è stato richiesto e noi questo facciamo volentieri, assumendolo come servizio ad una pubblica conoscenza che siamo lieti di poter prestare alla vasta comunità che ci onora della sua quotidiana attenzione, sfogliando le pagine di Giornalia.com e tanto spesso intervenendo con la proposta di opinioni, talvolta analisi, sempre dialogo, sforzo cioè di comprendere le ragioni altrui e confrontarle con le proprie, in ogni caso con onestà intellettuale.

L'altra osservazione che ci è venuto spontaneo dover esplicitare riguarda i riferimenti particolari o materiali su cui gli scriventi si sono diffusi, molto sorprendendoci, in ordine alle militanze massoniche sarde nel campo ferroviario delle quali avevano, di tutta evidenza, una certa cognizione. Interessanti in sé, tali riferimenti hanno però lasciato vacante una casella non da poco e noi, da pur modesti cultori dell’arte poetica, sì giovani – trentenni o pressoché tali – ma non acerbi certamente di feeling, amanti della poetica di un Nobel come Rudyard Kipling, ci permettiamo di integrare citando i versi introduttivi nientemeno che della sua celebre "Loggia madre", sovente richiamata: «C’erano Rundle, il capo stazione, / E Beazeley, delle Ferrovie, / E Ackman dell’Intendenza, / E Donkin delle Prigioni, / E Blake il sergente istruttore, / Per due volte fu il nostro Venerabile / Con quello che aveva il negozio “Europa”, / Il vecchio Framjee Eduljee…». 



(da internet)





Memorie ferroviarie e presenze d’oggi in città

Spett.le Redazione di Giornalia,

siamo fratelli muratori del Grande Oriente d’Italia, Obbedienza di Palazzo Giustiniani, che reputano opportuno, a beneficio dell’intera Massoneria Sarda, rivolgere per il Vostro tramite un quesito al Presidente del Ferroviario di Cagliari.

Vorremmo chiarire che il nostro intervento non intende inquadrarsi nella vicenda – nota anche al di fuori dai confini cagliaritani – dello “scandalo Bovio” e dei suoi corollari. 

Ci muove l’intento, semmai, di favorire, tramite questo nostro intervento, la riconciliazione tra il mondo legato ai lavoratori delle ferrovie del Capoluogo e la più limpida espressione della Massoneria, quella che si esprime nella volontà di stare vicina al tessuto sociale nel quale i suoi membri sono inseriti professionalmente e collettivamente attraverso iniziative di solidarietà.

A tal fine abbiamo predisposto una Lettera pubblica che qua di seguito Vi proponiamo:

 

Gentile Presidente del Ferroviario di Cagliari,

con vivo rammarico abbiamo appreso, dal Bollettino “agosto-settembre 2021” redatto dal nostro Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Sardegna, che avete «rinunciato» al «contributo straordinario per il campo estivo al Ferroviario di Cagliari», quello votato in assise assembleare a palazzo Sanjust.

La notizia ci ha colto di sorpresa, soprattutto ricordando il sincero entusiasmo con il quale la proposta di contribuire alla Vostra iniziativa, a favore dei bimbi dai tre ai dieci anni, era stata recepita, tanto più dal nostro presidente. Progetto, peraltro, da Voi già sperimentato con successo negli anni passati, come evidenziato, in sede assembleare, all’atto del prospetto di sovvenzione. Lodevole sotto ogni punto di vista, soprattutto in un periodo di oggettiva difficoltà per i più piccoli quale quello rappresentato dal sorgere e perdurare della pandemia da covid-19.

La cifra destinata a contribuire alle Vostre ammirevoli attività, ben al di là dell’estrinseco valore venale, aveva per noi Massoni il significato ideale della nostra tangibile vicinanza ad un modo, quello delle Ferrovie, che ci ha dato Fratelli illustri sia nel passato ormai lontano sia in quello piuttosto recente o recentissimo (e, diremmo, anche nel presente).

Ci sia consentito, gentile Presidente, compierlo questo rapido ma non superficiale viaggio “di memoria”, insieme Vostro ferroviario e nostro massonico, rintracciando nomi ed esperienze di vita, a Cagliari e in altre città dell’Isola, così come abbiamo potuto attingerli dai libri e da tanti lavori offerti alla nostra comunità da Gianfranco Murtas. 

Tale pagina “speciale” inserita in questa nostra lettera a Lei indirizzata ci piacerebbe fosse accolta come omaggio appunto “speciale” alla famiglia ferroviaria del nostro Capoluogo. L’hanno redatta due dei nostri fratelli che lavorano in campi molto diversi dal Vostro – un medico e un insegnante – ma che vantano entrambi un genitore o un familiare stretto nel mondo delle Ferrovie.

***

«Quella dei ferrovieri fu costantemente una categoria professionale con la quale, per ragioni che sarebbe bello indagare, la Libera Muratoria sarda ebbe una speciale empatia. Dunque non soltanto medici e avvocati, non soltanto funzionari pubblici e giornalisti o uomini politici affollarono i piè di lista delle nostre logge lungo i decenni, ma anche gli uomini che con il loro lavoro favorirono lo sviluppo della vita civile ed economica consentendo gli spostamenti di persone e cose da territorio a territorio, soprattutto quando i mezzi alternativi erano inesistenti o precari. Numerose di queste figure ci sono state illustrate, con la loro umanità e non soltanto con la loro professionalità, dai lavori a stampa di Gianfranco Murtas e di altri autori presentatici proprio a palazzo Sanjust in tutti questi anni trascorsi.

«Da quei libri e da quelle conferenze (tanto spesso ci sono state distribuiti le sintesi) abbiamo recuperato il nome di qualcuno almeno che la circostanza ora ci consente di idealmente avvicinare come in uno “spoon river” tutto nostro… Ci vengono in mente i nomi dell’ingegnere Angelo Capobianco, iniziato a Cagliari nei giorni in cui la loggia locale innalzava il busto di Giordano Bruno, alle porte di Castello, e del capotecnico Enrico Carnetti, fiorentino di nascita che fu in città da noi, dopo la grande guerra e per molti anni, anche se poi la messa fuorilegge della Massoneria da parte della dittatura gli impedì una prolungata frequentazione della nostra ritualità. Ci vengono in mente i nomi del capostazione Cesare Manconi che ci lasciò, da tutti rimpianto, proprio cento anni fa, e del suo collega e parigrado Umberto Manunza che era stato iniziato alla Ugolino di Iglesias e raggiunse il compartimento di Cagliari nel 1920; e ancora dell’ingegner Vittorio Melis, anch’egli purtroppo scomparso prematuramente e particolarmente amato nella famiglia ferroviaria cagliaritana per le sue doti umane e non soltanto tecniche, e del macchinista Efisio Nateri iniziato poco più che ventenne, dell’avvocato Emilio Zuccardi che proveniente dall’Emilia prestò servizio a Cagliari negli ultimi anni dell’Ottocento, negli anni di Bacaredda sindaco cioè, frequentando il Tempio di palazzo Vivanet, allora popolato dai Fratelli della loggia Sigismondo Arquer e proprio a un passo dalla stazione ferroviaria.

«Potremmo aggiungere altri nomi ancora, quello di Enrico Bonesso, torinese di nascita, che allora era impiegato alle Secondarie al pari di Battista Bruscu, cagliaritano che purtroppo anch’egli visse troppo poco lasciandoci nel 1919 quando non aveva che 33 anni. Ma poi anche aggiungeremmo, tornando alle Reali, e perciò alla compagnia statizzata, Sebastiano Novarino, ispettore ferroviario di stanza a Sassari ma che per diversi anni lavorò a Cagliari e frequentò anche lui il Tempio intanto trasferitosi nella via Barcellona, alla Marina. E a dire di Sassari e Cagliari, aggiungeremmo ancora Girolamo Castello, cagliaritano invece di ruolo nel capo di sopra, che figlio di massone – con i simboli della squadra e compasso nella sua tomba al camposanto di Bonaria - aveva in famiglia altri tre fratelli Fratelli che conducevano l’albergo in cui ospitavano anche i lavori della loro loggia Fede e Lavoro… Così come di famiglia massonica era Emanuele Macera, impiegato ferroviario, nato a Cagliari all’indomani della sconfitta della gloriosa Repubblica Romana di Giuseppe Mazzini, mentre molti dei sardi che lì avevano combattuto, ed avevano assistito alla morte eroica di Goffredo Mameli, rientravano nell’isola che era ancora Regno di Sardegna e non ancora Regno d’Italia…

«Così fino ad ieri ed avant’ieri. Come potremmo infatti dimenticare, ancora una volta saldando in fraternità Cagliari e Sassari, il nome di Salvatore Mistretta, capo deposito macchine che fu anche 2° Sorvegliante della loggia decana dell’Isola, la Gio.Maria Angioy n. 355 cioè? O come potremmo omettere di citare quei Maestri che impreziosirono le attività della loggia decana di Cagliari, la Cavour divenuta Nuova Cavour n. 598, e che sempre vantarono, orgogliosi, anche in pubblico, la loro appartenenza all’Ordine? Furono tutti di specialissima gentilezza d’animo, negli anni che seguirono la fine della guerra e la ripresa delle attività massoniche, da Giovanni Battiloro a Giovanni Cossu, da Mario Masala a Luciano Daidone…

«Ripetiamo: non abbiamo fatto nessuna ricerca speciale per evocare adesso questi nomi, ci è bastato riprendere i materiali che ci erano stati consegnati a palazzo Sanjust in occasione di varie manifestazioni culturali e risultate utilissime a comprendere gli intrecci fra la vita civile e la vita massonica come si erano sviluppati nel tempo e nella nostra regione. A richiamare quei nomi siamo stati ora indotti dalle circostanze, ma viviamo questo nostro “spoon river” sentimentale con lo spirito anche dell’omaggio morale che vogliamo rendere alla grande famiglia dei ferrovieri sardi.

«E, volgendoci a tempi più recenti, come potremmo mancare di menzionare – anche qui incrociando l’orgoglio che egli, nato scozzese di Piazza del Gesù, mostrava ogni volta che se ne presentava l’occasione e sempre con interlocutori capaci di cogliere il contenuto profondo e morale di quella appartenenza così dichiarata, l’ingegnere Domenico Ferrante, regolarizzatosi nel GOI e tra i fondatori, di fianco ad Anichini e Rodriguez, della cagliaritana Giordano Bruno n. 656? 

«Neppure potremmo trascurare, perché anzi di questo episodio interessantissimo nella vita massonica sarda ci fu dato, tempo fa, ricordandosi la vita di Alberto Silicani e della sua loggia Risorgimento n. 354, una pagina speciale riferentesi proprio a settant’anni fa: alle domande di passaggio dall’Obbedienza De Cantellis al GOI di numerosi massoni fra cui vari ferrovieri nostrani: da Mocci sotto capo stazione e sezione materiale e trazione, ad Antoniolli e a Contini che ebbe anche vari importanti incarichi sindacali. Allora tutti Apprendisti sognarono un radicamento nella Famiglia di Palazzo Giustiniani che meglio di altri difendeva allora la tradizione democratica e progressista della secolare Massoneria italiana che si richiamava a Mazzini e Garibaldi.

«Tanti altri avremmo ancora potuto evocare, e ad ogni nome avrebbe corrisposto una esperienza di vita, carne e sangue di Fratelli nostri che a noi, massoni del Duemila, taluno giovane talaltro più avanti con l’età, hanno comunque aperto la strada, così come aprirono la strada, con la loro esperienza professionale, ai loro colleghi più giovani negli spazi di lavoro alle Ferrovie. 

«Ci parrebbe in conclusione, ovviamente rispettando le privacy che guardano al presente, evocare un altro, ultimo nome di Fratello la cui memoria è ancora calda in molti e che fu specchiato veramente quanto pochi altri, uomo morale quanto pochi altri, oltreché campione di signorilità: era Arnaldo Cornaro che affiancò Armandino Corona, come suo vice, quando il futuro Gran Maestro compì il suo primo passaggio dalle responsabilità regionali a quelle nazionali, in quanto Venerabile della loggia Hiram n. 657 a Cagliari e presidente della Corte Centrale a Roma. Romagnolo di Cattolica, di lui abbiamo ricordato nelle settimane scorse il centenario della nascita. Fu uomo di lunga militanza, in continente e poi, dal 1971 in Sardegna, e fu uno di quelli attorno a cui, come davanti ad Alberto Silicani, tutti si toglievano il cappello dalla testa».  

***

Ecco, gentile Presidente, il nostro “speciale” omaggio a Lei, al Circolo ferroviario, all’intero mondo ferroviario sardo. Lei sa che la Libera Muratoria si esprime, per antica tradizione, con il linguaggio dei simboli. Consideri questa pagina “speciale” della condivisa memoria ferroviaria-massonica cagliaritana e sarda un simbolico omaggio al Vostro lavoro e alla Vostra presenza sociale.

Stante tutto ciò, e dimostrata, resa palpabile quindi la comunanza ideale tra i nostri rispettivi mondi, vorremmo essere sicuri delle ragioni della Vostra “rinuncia”. Soprattutto considerando che la nostra contribuzione vi era già pervenuta, ed il Vostro successivo rigetto avveniva per ragioni, a nostro avviso, non del tutto chiarite.

Per dirla franca, ci piacerebbe essere sicuri che il Vostro diniego non sia stato dettato da preconcetti ideologici da Voi posti nei nostri confronti. La qual cosa ci dispiacerebbe moltissimo e sarebbe di difficile comprensione.

Perché se fosse così, proprio a motivo di quei rilevanti valori che invece reputiamo ci uniscano, gradiremmo un Vostro ripensamento.

Naturalmente preferiremmo avere certezza che il rigetto dell’importo donato, sia dovuto ad altre cause, come ad esempio l’annullamento, magari all’ultimo minuto, dell’iniziativa da Voi programmata per l’estate 2021, alla quale volevamo contribuire.

Potrebbe, gentile Presidente, confortarci in tal senso? Possiamo andar sicuri del fatto che la Vostra lodevole iniziativa sia stata annullata all’ultimo, dopo essere stata predisposta come a noi segnalata nei termini tutti meritori ed encomiabili? Possiamo tranquillizzarci nella convinzione che il mondo delle Ferrovie non possa avere pregiudiziali di alcun tipo nei confronti dell’Istituzione massonica di Palazzo Giustiniani?

Sicuri in un Suo cortese riscontro, vorremmo estendere queste domande al Presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Dopolavoro Ferroviario Cagliari PADEL, per quanto di propria competenza nell’organizzazione dell’evento “campo estivo 2021”, quello oggetto del nostro solidale interessamento.

Certi del riscontro anche da parte dell’Associazione Cagliari PADEL, ed a beneficio esclusivo del riallacciarsi di rapporti oggi troppo bruscamente e dolorosamente interrotti, porgiamo i più cordiali saluti. 

Collettivo Massoni cagliaritani, Obbedienza Palazzo Giustiniani

 

Fonte: Redazione
RIPRODUZIONE RISERVATA ©

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Fratelli Giovine Italia

18 Ott 2021

Le Tavole vanno tolte sotto garanzia del Grande Oratore. Firme congiunte: documento di scusa dei tre Venerabili (per i toni della contestazione, pur avendo ragione sul merito) e immediata contestuale revoca delle accuse. Così si sappia che non ci sono né vincitori né vinti. Confermiamo anche noi le attività "frizzanti" per giungere ad una ricomposizione utile a tutti. Resta però l'ennesima brutta figura. Con l'incertezza che si calmino davvero gli animi.... perché il vero nodo è la nomina del successore dell'attuale Presidente fatta dal Grande Oratore. La ferita aperta è tutta là!


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Fratelli Giovine Italia

15 Ott 2021

Come Circolo mazziniano ci uniamo al Collettivo di fratelli come specificati nella missiva. Auspichiamo che i presidenti del Dopolavoro Ferroviario e della Associazione Sportiva Dilettantistica Dopolavoro Ferroviario Cagliari PADEL vogliano addivenire ad un chiarimento onde superare lo spiacevole equivoco. Siamo sicuri che una loro risposta sollecita e sincera contribuirà non poco a rassicurare l'intero ambiente massonico giustinianeo. Aspettiamo quindi con rinnovata fiducia.


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Anonimo Lettore

16 Ott 2021

Domanda curiosa alla redazione di Giornalia: come intendete procedere per farvi rispondere dai Presidenti interessati? Sappiate che state per scoperchiare lo scrigno di Pandora.


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Anonimo Lettore

17 Ott 2021

Altra considerazione: il presidente alla "Concordia" ci ha detto che questi sono dei fratelli "esterni".. A me sa che per essere degli "esterni" questi fratelli hanno un modo di creare imbarazzi che assomiglia molto a gente che sa tante cose. Cose che nemmeno molti "interni" conoscono. Se i tre Venerabili sotto tavola d'accusa non si faranno comprare (..dietro la facciata chi accusa prega tutti i santi per una riconciliazione che non porti fino in fondo!) ne vedremo delle belle. La condanna infatti è sicura, perché i tre hanno ecceduto nei toni e nell'utilizzo della carta logata.. pur nel merito avendo tutte le ragioni. E il fatto che non si siano fidati neppure nel tentativo proposto di conciliazione la dice lunga sul clima che regna a palazzo Sanjust.


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Anonimo Lettore

18 Ott 2021

Concordo. Il peccato originario è stato l'affare Bovio. L'MV colpevole andava sbattuto fuori dalla Comunione. Non lo si è fatto probabilmente per due ragioni: 1) Evitare uno scandalo al Grande Oratore nel suo Collegio, nelle vicinanze dell'applicazione temporale della regola non scritta per la quale il Grande Oratore, appunto, viene nominato Gran Maestro aggiunto; 2) Probabile potere di coazione da parte di chi da anni spadroneggiava con le chiavi a palazzo (soprattutto in segreteria) facendo tutto ciò che gli passava per la testa. Il non poter prendere l'unico provvedimento che andava preso ha di fatto indebolito la dirigenza, che si è trovata sul caso della delibera assembleare a prestare il fianco alla seconda durissima contestazione in poco più di un anno. Ora la situazione è del tipo che se si va alla condanna dei tre Venerabili perdono tutti, accusatori ed accusati. Infatti sarà di nuovo messo tutto a tacere con una soluzione di compromesso. Il problema resta, come già è stato detto da altri in questi mesi, il modo di fare del Grande Oratore, che fa e disfa senza fare i conti con il fatto che il "delfino" non è amato da tanta parte dei fratelli, soprattutto dopo tutti i casini che sono successi. E l'affare biblioteca? Il fuoco cova sotto la cenere...


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Fratelli Giovine Italia

19 Ott 2021

Si sa qualcosa se i presidenti hanno risposto e cosa hanno risposto?


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Anonimo Lettore

21 Ott 2021

Non c'è più bisogno che rispondano, il messaggio nascosto tra le righe è arrivato come un TRENO: queste Tavole d'accusa che non stavano in piedi vengono tolte, accordo trovato. Ora serve pacificazione, sperando che i vertici non ne combinino di nuove.


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Fratelli Giovine Italia

21 Ott 2021

X Anonimo Lettore: Grazie dell'informazione. Ma soprattutto grazie a Giornalia per aver voluto accendere i riflettori pubblici sulla faccenda. Ad ogni modo sarebbe bello sapere se questo "campo scuola" esisteva davvero o era solo un pretesto per far transitare soldi. Ma forse oggi non ha più importanza.


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Redazione

24 Ott 2021

Per sicuro non mossi da alcuna smania di protagonismo avevamo accolto, con una nostra nota redazionale postata lo scorso venerdì 15 ottobre, la richiesta rivoltaci da un gruppo di massoni iscritti alle logge cagliaritane di palazzo Sanjust: si trattava di interpellare il Dopolavoro Ferroviario riguardo alla restituzione del noto bonifico “campo estivo”, se cioè essa fosse stata motivata da una ripulsa ideologica oppure soltanto dal mancato svolgimento delle attività ludiche programmate per il 2021. Se la presidenza del Dopolavoro aveva prima sollecitato un aiuto finanziario, pareva evidente la sua stima per l’ambiente delle logge e non attribuibile ad avversione il successivo rifiuto: restava dunque l’altra spiegazione. Nella logica della trasparenza dei bilanci, necessità per il Dopolavoro e necessità per piazza Indipendenza e dovere delle rispettive amministrazioni verso i soci contribuenti, ci si aspettava dunque una risposta. Ebbene, non una ma ben sei risposte abbiamo ricevuto, dal campo vasto dei ferrovieri informati, non dalla presidenza. Tutto ci è stato consegnato però “in confidenza” e non ci sentiamo di tradire la raccomandazione riferendone pubblicamente. Sotto nessun aspetto. Va rispettata la riservatezza del DLF come va rispettata, per quanto ci riguarda, la riservatezza dei conti delle logge. Peraltro sappiamo che la personalità preposta ai controlli di bilancio di palazzo Sanjust, provenendo dal mondo della comunicazione televisiva, sia oltre ogni sospetto ed anzi abbia dichiarato – così ci è stato assicurato - che l’intera documentazione relativa alle spese degli ultimi tre anni (oltre centocinquantamila euro), inclusa quella relativa all’erogazione DLF come ai defibrillatori, alla biblioteca, alla sanificazione locali ecc. è messa a disposizione di tutti i responsabili di loggia. Questo sarebbe stato richiesto esplicitamente dai Maestri che, colpiti da imputazioni varie, nei giorni scorsi hanno concordato una “pacificazione” (invocata – ancora relata refero – dal presidente regionale a rischio lui stesso di addebiti, insieme con altri colleghi della giunta), ma esclusivamente su un doppio impegno della “controparte”: appunto trasparenza dei bilanci dell’ultimo triennio, e scuse formali, per l’aspetto riferito al presidente Mattarella e al presidente Fico, da inviare alle segreterie generali del Quirinale e di Palazzo Montecitorio. Noi come Giornalia.com, non potendo verificare alcunché, prendiamo atto di quanto riferitoci e come cittadini rispettosi della Costituzione apprezziamo molto la decisione del GOI sardo e in specie di quegli esponenti coinvolti nella diatriba disciplinare i quali hanno ritenuto questo passo come moralmente obbligatorio legandolo alla sorte delle loro situazioni personali. Dunque, stando così le cose, nessun baratto fra le convenienze dei singoli e l’oblio dei principi etici ed ideali. Ci è stato perfino anticipato il recapito della lettera di scuse alle istituzioni della Repubblica a firma dell’attuale


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Redazione

24 Ott 2021

(continua dal precedente commento) ... responsabile della famosa 1485, personalità (ci dicono) di altissima levatura perfino internazionale: speriamo di poter presto ospitare tale documento che chiuda così, con lo scatto d’un pensiero nobile, un periodo turbolento e difficilmente comprensibile.


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tramus comar

08 Nov 2021

Dio Santo!!! Il Murtas che si firma "editoriale", conferma quanto si dice di lui in ambito massonico. Per il resto, acquisiti (nel silenzio e nel riserbo assoluto) tutti i dati che danno prova della volontà di questa "testata" di voler far numero sulla scorta di anonimi comunicati troppo spesso autocostruiti (per ammissione del padrone del dominio), comunico di aver acquisito tutti gli elementi relativi agli anonimi (GM, AF, LS, GS... e altri) che , su testata più seria porteranno alla luce fatti e malefatte di chi si è nascosto dietro l'anonimato. il tutto dopo aver opportunamente colloquiato con coloro i quali, sino ad oggi, hanno taciuto a tutela dell'istituzione di appartenenza. Mi confermate, voi che tutto sapete, che gira in rete un video in cui viene ripreso il LADRO tanto decantato? Cominciate pure coi commenti, io sono pronto a rispondere! p.s.: il mio nome è in chiaro. Basta anagrammare (cosa non facile per i cervelli non sviluppati).


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