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FABIO LOI

Il sovranismo alla ricerca del padre

Il sodalizio tra il sovranismo di sinistra e un Fusaro confuso e approssimativo

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In Italia si parla sempre più di sovranismo, apparentemente in forme diverse, ma in realtà è sempre la stessa brodaglia insipida e approssimativa. Prendiamo il caso di Diego Fusaro, una sorta di filosofo divulgatore e ricercatore in una università privata. Si propone come filosofo politico marxiano e gramsciano sostenendo che né Marx né Gramsci siano di sinistra. Egli stesso si definisce così, né di destra né di sinistra. Dice che la categoria sinistra destra è ormai obsoleta, che Marx ed Engels sono di estrazione borghese e che il capitalismo danneggia indistintamente lavoratori e borghesia. Il suo sovranismo propone un crollo dell’Unione Europea, un ritorno agli stati nazione e alla loro completa autonomia, un antiamericanismo e un pro Putin molto marcato. Un pro Putin, si badi bene, non un pro Russia. Viene da chiedersi se tutte queste diffuse simpatie pro Putin in Italia siano tutte disinteressate. Applaude alla Brexit, per cui non è difficile immaginare che sia un pro Farage e un pro Marie Le Pen. Alla faccia del non essere né di sinistra né di destra!

Vediamo di mettere in chiaro queste fesserie. Il compito è abbastanza semplice, quasi ridicolo. Prima di tutto la categoria destra-sinistra non può essere obsoleta, per un motivo molto semplice. La destra fa politiche di destra, si concettualizza a destra e si definisce di destra. Il capitalismo e la sua nuova forma, il neoliberismo, è di destra. Per questo esiste ed è assolutamente attuale la dicotomia destra-sinistra. Marx (ed Engels a cui il filosofo Fusaro mai fa riferimento, anche se il pensiero dei due è assolutamente inscindibile, almeno sino a quando Marx era in vita; l’unico dubbio è sul materialismo storico elaborato e chiamato così da Engels dopo la morte di Marx) e Gramsci erano e sono assolutamente di sinistra, nello specifico Comunisti. Altrettanto falsa è l’affermazione che il capitalismo attacca la borghesia, propriamente perché la borghesia è il capitalismo. Basterebbe leggere alcuni passi, anche solo del primo volume, del Capitale per capire che in Marx ed Engels capitalismo e borghesia sono sostanzialmente sinonimi. Il capitalismo è la forma con la quale la classe borghese controlla l’economia e ha l’egemonia sulla società. La stessa visione storica dello sviluppo umano e sociale in Marx ed Engels è basata sulla lotta di classe, quella borghese e operaia, quella degli sfruttatori e degli sfruttati. Se è vero che Engels era figlio della borghesia, il padre era un industriale ed egli stesso amministrava le fabbriche (che erano un fiore all’occhiello dell’epoca) è altrettanto vero che Engels diede un colpo mortale alla borghesia industriale dell’epoca e futura. Per Marx invece il discorso è relativamente più complesso. Figlio della borghesia, Karl Marx, visse in estrema povertà gran parte della sua vita. La sua penuria economica fu alleviata grazie e solamente all’aiuto del benestante Engels, che per amore fraterno e intellettuale aiutava costantemente, soprattutto dopo la vendita della fabbrica di Manchester, la famiglia Marx. Per cui definire Marx un borghese è assolutamente falso. A meno che non si intenda la classe sociale borghese come se fosse una casta, e quindi borghese come titolo nobiliare. Ma sarebbe un errore madornale, da scuola elementare.

Veniamo all’antiamericanismo. Se è vero che l’imperialismo americano non può essere giustificato in nessun modo, è altrettanto vero che nessun altro tipo di imperialismo può esserlo. A maggior ragione quello di Putin. In questo senso Fusaro somiglia ad una certa sinistra sovranista che sembra costantemente alla ricerca del padre. Non avendo più punti di riferimento internazionali, o avendone molto pochi nel mondo e nessuno in Europa, sembra che la sinistra vada alla ricerca di una figura forte e antiamericana europea, trovandola nella Russia di Putin. Sembra un complesso infantile, l’assenza di un padre autoritario ricercata in politica. Un mediocre psicologo freudiano potrebbe sicuramente aiutare questi giovani smarriti. Politicamente, in realtà, spostano il baricentro da un imperialismo all’altro. Se è vero che Cina e Russia possono scalzare il monopolio e l’egemonia mondiale nord americana, è pur vero che queste due non sono un modello di sinistra o comunista a cui guardare. Sono semplicemente facce diverse dell’imperialismo capitalista mondiale. Per cui chiunque si dichiari anticapitalista non può guardare con speranza né alla Cina, né alla Russia di Putin. Bisogna poi ricordare quanto la comunità europea sia sempre stata scomoda agli Stati Uniti. Poichè l’unione dei paesi europei determina una certa - relativa ma comunque reale - autonomia dagli USA. In realtà la frammentazione e la distruzione dell’Europa avvantaggia solamente il potere statunitense, il suo capitalismo e l’imperialismo. È sufficiente leggere qualcosa di Bannon apparsa proprio in questi giorni sull’attuale crisi di governo. Oltre al fatto che anche la Russia si avvantaggerebbe di questa divisione determinando influenze geopolitiche risalenti alla guerra fredda. Veniamo al punto degli stati nazione. In realtà Fusaro si riempie tanto la bocca di categorie obsolete ma scorda che l’unica categoria realmente tale è proprio quella degli stati nazione. Oltre al fatto che questi sono una creazione borghese - per carità - necessaria nell’ottocento e ancora utile, ma oggi è realmente messa in discussione. Forse il filosofo si è scordato di leggere qualche riga di Zygmunt Bauman.

In un mondo, che ci piaccia o meno, interconnesso, infinitamente più piccolo, lo stato nazione non è più capace di assolvere al proprio compito, soprattutto, in un'ottica antiamericana.

C’è poi l’aspetto dell’immigrazione. I sovranisti, soprattutto di sinistra, argomentano come il capitale sia alla ricerca di manodopera a basso costo e la stia reclutando nell’Africa povera. In realtà soprattutto in Italia, il capitalismo ha già un esercito di riserva pronto a lavorare a basso costo. Sono i milioni di giovani e cinquantenni disoccupati. Per cui la ricerca della manodopera africana a basso costo è una grande cantonata, usata strumentalmente in chiave marxiana. Peggio di così non potevano proprio fare...

Ma per tornare alla comunità europea, il capitalismo statunitense preferisce fagocitare i singoli stati nazione, piuttosto che le grandi organizzazioni interstatali come l’Unione Europea. Ma i sovranisti, che in realtà non sono per niente patriotici, si sono assolutamente scordati di questo: peccato perché non è un particolare da poco. Ma, per chiudere e tornare a Marx ed Engels, in loro l’internazionalismo e l’abbattimento delle frontiere sono sempre stati due concetti cardine, sia pratico-strategici sia teorici. Ma se vogliamo dare l’ultimo colpo di grazia ai sovranisti, bisogna ricordare che Marx ed Engels compivano magistralmente un’analisi della società e del capitalismo, ne ponevano in luce le contraddizioni, le condizioni e da queste ne delineavano la possibilità per la costruzione di una società socialista. Ecco che le condizioni attuali del capitalismo sono quelle di un mondo globalizzato, ed è da qui che il comunismo deve ripartire in chiave internazionalista, al di là degli stati nazione, per un movimento globale che unisca il mondo alienato dei consumatori con il mondo alienato degli sfruttati. L’unica via per combattere il capitalismo è, soprattutto oggi, oltre le barriere dei confini nazionali. Ma questo non l’abbiamo scoperto ora, già Marx, dopo l’attacco alla Comune di Parigi, si era accorto che gli stati nazione si erano uniti contro la classe lavoratrice.

E se già se ne parlava nell’ottocento, ci pare alquanto fasullo continuare a discuterne oggi.

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